In TRACCE RIFLESSE
, l’artista elabora un sofisticato sistema visivo basato sulla duplicazione e sull’intreccio materico, restituendo allo spettatore un’immagine che si situa tra introspezione e dissolvenza. Il soggetto, una figura femminile ripetuta specularmente, compare con gli occhi chiusi, assorta, come immersa in uno spazio di pensiero o in una memoria che non appartiene più interamente al presente.
Le due presenze, identiche ma sfalsate, sembrano costituire due versioni di un’unica identità in dialogo silenzioso: l’io e l’eco, la presenza e la sua proiezione mentale. Tale riflessione sull’identità trova ulteriore forza espressiva nella superficie dell’immagine, attraversata da una trama di elementi grafici e materici – segni, lacune, texture organiche – che evocano erosioni, sovrascritture e sedimentazioni del tempo.
Il trattamento visivo, che unisce fotografia, disegno digitale e manipolazione testurale, dissolve i confini tra figura e sfondo, in una poetica della fusione. Il volto e il corpo della donna sembrano diventare parte integrante del muro che li ospita, come se la pelle potesse assorbire la storia del luogo, o viceversa, come se fosse il mondo a scriversi sulla pelle.
L’utilizzo del bianco e nero accentua il carattere atemporale e onirico dell’opera, privandola di riferimenti realistici e restituendo invece una dimensione metafisica: la figura è viva, ma sospesa in un altrove che ci è vicino ma non accessibile.
Tracce riflesse è, in definitiva, un’opera che mette in scena il ritratto dell’invisibile, quel volto interiore che si forma nei silenzi, nelle ferite e nelle sovrapposizioni del vivere.