Mauro Staccioli a Casa Masaccio: la scultura come esperienza attraversante
La mostra “Sculture attraversabili e attraversanti”, a cura di Caterina Martinelli, restituisce a Casa Masaccio di San Giovanni Valdarno un omaggio rigoroso e poetico a Mauro Staccioli (Volterra, 1937 – Milano, 2018). Non si tratta soltanto di un’esposizione celebrativa, ma di un’indagine critica che ripercorre i nuclei fondanti della ricerca dell’artista, capace di trasformare la scultura in dispositivo di relazione e di coscienza.
Sin dall’ingresso, la presenza dei materiali – cemento e corten, ma anche disegni e fotografie – costruisce un percorso che mette in luce l’anima progettuale dell’opera staccioliana. Non si assiste a una semplice raccolta di oggetti, ma a una vera e propria ricostruzione del processo che porta l’artista a concepire le sue installazioni monumentali. L’accento posto sul tempo e sulla dialettica vuoto-pieno rende la penombra rinascimentale di Casa Masaccio un palcoscenico ideale per comprendere la portata del suo linguaggio.
La scultura come pensiero e responsabilità
Il termine “attraversante” del titolo non è mera metafora: le opere di Staccioli non si limitano a occupare lo spazio, ma lo feriscono, lo segnano, lo aprono alla riflessione concettuale. L’atto dello spettatore non è mai passivo: come sottolinea la curatrice, la “responsabilità dello sguardo” diventa elemento costitutivo della scultura. Senza la presenza umana, senza il corpo che attraversa e lo sguardo che indaga, l’opera perderebbe la sua carica trasformativa.
In questo senso, Staccioli si afferma come uno dei padri dell’Arte Ambientale, quella pratica nata negli anni Settanta in Toscana – tra la Fattoria di Celle di Giuliano Gori e la storica rassegna Volterra ’73 curata da Enrico Crispolti – che non intendeva produrre semplici oggetti, ma interventi attivi nel tessuto sociale e urbano. È in questa visione che la scultura diventa politica: non nel senso della propaganda, ma nella capacità di generare relazioni, consapevolezze, responsabilità condivise.
Le comunità come materia viva
Non è un caso che San Giovanni Valdarno sia un luogo privilegiato per questo reenactment. Qui, nel 1996, Staccioli aveva fatto “circolare” i suoi Tondi lungo il Corso Italia, tracciando un filo ideale con l’impianto urbano progettato da Arnolfo di Cambio. Quelle opere, poi ricollocate nella zona industriale nel 2023, restano come testimonianza della capacità dell’artista di dialogare con la comunità, intrecciando storia e contemporaneità. Per Staccioli, infatti, le persone sono “luoghi”: materia viva con cui plasmare un’arte che non si esaurisce nella forma, ma si rinnova nell’esperienza collettiva.
Una lezione ancora attuale
“Sculture attraversabili e attraversanti” non è solo un tributo, ma un invito a ripensare il ruolo dell’arte oggi. In un’epoca in cui la fruizione rischia di diventare rapida e superficiale, la lezione di Staccioli ci ricorda che l’opera d’arte è un evento che deve essere vissuto, attraversato, messo in relazione con il contesto e con chi lo abita.
Casa Masaccio diventa così non solo spazio espositivo, ma luogo di consapevolezza: qui, la scultura di Mauro Staccioli si conferma non come oggetto statico, ma come gesto che interroga e, inevitabilmente, coinvolge.
Mauro Staccioli a Casa Masaccio: la scultura come esperienza attraversante
La mostra “Sculture attraversabili e attraversanti”, a cura di Caterina Martinelli, restituisce a Casa Masaccio di San Giovanni Valdarno un omaggio rigoroso e poetico a Mauro Staccioli (Volterra, 1937 – Milano, 2018). Non si tratta soltanto di un’esposizione celebrativa, ma di un’indagine critica che ripercorre i nuclei fondanti della ricerca dell’artista, capace di trasformare la scultura in dispositivo di relazione e di coscienza.
Sin dall’ingresso, la presenza dei materiali – cemento e corten, ma anche disegni e fotografie – costruisce un percorso che mette in luce l’anima progettuale dell’opera staccioliana. Non si assiste a una semplice raccolta di oggetti, ma a una vera e propria ricostruzione del processo che porta l’artista a concepire le sue installazioni monumentali. L’accento posto sul tempo e sulla dialettica vuoto-pieno rende la penombra rinascimentale di Casa Masaccio un palcoscenico ideale per comprendere la portata del suo linguaggio.
La scultura come pensiero e responsabilità
Il termine “attraversante” del titolo non è mera metafora: le opere di Staccioli non si limitano a occupare lo spazio, ma lo feriscono, lo segnano, lo aprono alla riflessione concettuale. L’atto dello spettatore non è mai passivo: come sottolinea la curatrice, la “responsabilità dello sguardo” diventa elemento costitutivo della scultura. Senza la presenza umana, senza il corpo che attraversa e lo sguardo che indaga, l’opera perderebbe la sua carica trasformativa.
In questo senso, Staccioli si afferma come uno dei padri dell’Arte Ambientale, quella pratica nata negli anni Settanta in Toscana – tra la Fattoria di Celle di Giuliano Gori e la storica rassegna Volterra ’73 curata da Enrico Crispolti – che non intendeva produrre semplici oggetti, ma interventi attivi nel tessuto sociale e urbano. È in questa visione che la scultura diventa politica: non nel senso della propaganda, ma nella capacità di generare relazioni, consapevolezze, responsabilità condivise.
Le comunità come materia viva
Non è un caso che San Giovanni Valdarno sia un luogo privilegiato per questo reenactment. Qui, nel 1996, Staccioli aveva fatto “circolare” i suoi Tondi lungo il Corso Italia, tracciando un filo ideale con l’impianto urbano progettato da Arnolfo di Cambio. Quelle opere, poi ricollocate nella zona industriale nel 2023, restano come testimonianza della capacità dell’artista di dialogare con la comunità, intrecciando storia e contemporaneità. Per Staccioli, infatti, le persone sono “luoghi”: materia viva con cui plasmare un’arte che non si esaurisce nella forma, ma si rinnova nell’esperienza collettiva.
Una lezione ancora attuale
“Sculture attraversabili e attraversanti” non è solo un tributo, ma un invito a ripensare il ruolo dell’arte oggi. In un’epoca in cui la fruizione rischia di diventare rapida e superficiale, la lezione di Staccioli ci ricorda che l’opera d’arte è un evento che deve essere vissuto, attraversato, messo in relazione con il contesto e con chi lo abita.
Casa Masaccio diventa così non solo spazio espositivo, ma luogo di consapevolezza: qui, la scultura di Mauro Staccioli si conferma non come oggetto statico, ma come gesto che interroga e, inevitabilmente, coinvolge.