Lo Sbeffeggio Ludopatico – Un’irriverenza necessaria
Ciclo ICONOCLASTICA di Luciano Di Gregorio
Nel panorama dell’arte contemporanea, l’opera “Lo Sbeffeggio Ludopatico” di Luciano Di Gregorio, appartenente al ciclo ICONOCLASTICA, si impone come un cortocircuito visivo e concettuale, capace di fondere ironia e critica sociale in un’unica, sorprendente immagine.
Il fotografo costruisce un ritratto che richiama la pittura fiamminga e barocca, per impostazione luministica e per la rigidità teatrale della posa. Tuttavia, la compostezza viene subito incrinata da elementi di dissonanza: la bambina mostra la lingua con un ghigno beffardo, tiene un pastello tra i denti come fosse un’arma giocosa, e soprattutto indossa un collare elisabettiano decorato da piccoli cuori, segni di una giocosa decadenza. Sul capo, a completare l’atto iconoclasta, un fragile castello di carte: simbolo del vizio, della precarietà, e della compulsione ludica.
Di Gregorio gioca volutamente con la tensione tra codici alti e bassi, tra il rigore delle convenzioni estetiche e la carica dissacrante del gesto infantile. L’immagine diventa così un’allegoria della ludopatia: un gioco che non è più innocente, che trasforma il divertimento in ossessione, e che qui viene ridicolizzato, privato della sua aura tragica attraverso lo sberleffo.
Il titolo stesso, Lo Sbeffeggio Ludopatico, è un ossimoro concettuale: la malattia sociale del gioco d’azzardo, una delle nuove schiavitù del nostro tempo, viene affrontata con leggerezza, come se un bambino la irridesse con la lingua di fuori. È proprio in questo scarto che risiede la forza dell’opera: la critica non passa per il moralismo, ma per la risata, per la parodia che disarma.
L’artista, con il ciclo ICONOCLASTICA, sembra proporre una riflessione più ampia sul ruolo dell’immagine oggi: icona e idolo da distruggere, smontare, desacralizzare. Come un’eco lontana di Dada e Surrealismo, ma attualizzata nella fotografia concettuale, Di Gregorio ridisegna i confini tra sacro e profano, tra arte alta e cultura pop, tra dramma e gioco.
In definitiva, “Lo Sbeffeggio Ludopatico” non è solo un ritratto ironico: è un atto politico, un invito a guardare in faccia le contraddizioni del presente senza paura di riderne. Perché, come l’artista sembra suggerire, anche la risata può essere un’arma iconoclastica.
Lo Sbeffeggio Ludopatico – Un’irriverenza necessaria
Ciclo ICONOCLASTICA di Luciano Di Gregorio
Nel panorama dell’arte contemporanea, l’opera “Lo Sbeffeggio Ludopatico” di Luciano Di Gregorio, appartenente al ciclo ICONOCLASTICA, si impone come un cortocircuito visivo e concettuale, capace di fondere ironia e critica sociale in un’unica, sorprendente immagine.
Il fotografo costruisce un ritratto che richiama la pittura fiamminga e barocca, per impostazione luministica e per la rigidità teatrale della posa. Tuttavia, la compostezza viene subito incrinata da elementi di dissonanza: la bambina mostra la lingua con un ghigno beffardo, tiene un pastello tra i denti come fosse un’arma giocosa, e soprattutto indossa un collare elisabettiano decorato da piccoli cuori, segni di una giocosa decadenza. Sul capo, a completare l’atto iconoclasta, un fragile castello di carte: simbolo del vizio, della precarietà, e della compulsione ludica.
Di Gregorio gioca volutamente con la tensione tra codici alti e bassi, tra il rigore delle convenzioni estetiche e la carica dissacrante del gesto infantile. L’immagine diventa così un’allegoria della ludopatia: un gioco che non è più innocente, che trasforma il divertimento in ossessione, e che qui viene ridicolizzato, privato della sua aura tragica attraverso lo sberleffo.
Il titolo stesso, Lo Sbeffeggio Ludopatico, è un ossimoro concettuale: la malattia sociale del gioco d’azzardo, una delle nuove schiavitù del nostro tempo, viene affrontata con leggerezza, come se un bambino la irridesse con la lingua di fuori. È proprio in questo scarto che risiede la forza dell’opera: la critica non passa per il moralismo, ma per la risata, per la parodia che disarma.
L’artista, con il ciclo ICONOCLASTICA, sembra proporre una riflessione più ampia sul ruolo dell’immagine oggi: icona e idolo da distruggere, smontare, desacralizzare. Come un’eco lontana di Dada e Surrealismo, ma attualizzata nella fotografia concettuale, Di Gregorio ridisegna i confini tra sacro e profano, tra arte alta e cultura pop, tra dramma e gioco.
In definitiva, “Lo Sbeffeggio Ludopatico” non è solo un ritratto ironico: è un atto politico, un invito a guardare in faccia le contraddizioni del presente senza paura di riderne. Perché, come l’artista sembra suggerire, anche la risata può essere un’arma iconoclastica.
ICONOCLASTICA è una raccolta visiva creata dall'artista Luciano Di Gregorio per la Rivista Artelogia.it che scardina i confini tra tradizione e contemporaneità, rievocando l’iconografia...