Trascrizione della presentazione del Premio Pescarart 2024 di Gian Ruggero Manzoni sui temi: Inclusività, Globalizzazione, Intelligenza Artificiale

Ho partecipato su certe tematiche, sull’inclusività e l’esclusività, ma il problema che ha sollevato Enrico Manera è importante a mio avviso, è importante perché Marinetti poi aderì alla Repubblica Sociale Italiana, è quello che non viene perdonato per quello, perché molti sono stati gli artisti della prima fase del fascismo fino alla caduta del 25 luglio e poi altri che sono rimasti invece fedeli a quella linea che hanno aderito alla Repubblica Sociale Italiana. Questo è il nodo della faccenda, ma che rientra nell’inclusività e nell’esclusività, cioè se non vi siete ancora accorti, ma penso che ne siate già accorti dal tempo, perché l’Italia non… si sbaglia da questa guerra civile che è finita nel 1945. L’Italia è spaccata a metà, come uno dice una cosa è un fascista, come uno dice una cosa è un comunista, cioè si va avanti con sempre questa tarantella, ma è finita nel 1945 la tarantella, cioè va bene abbiamo avuto gli anni di piombo, tutto quello che vi pare, però se non si arriva alla pacificazione nazionale e soprattutto ad una memoria condivisa, non facciamo un passo in questo momento, non si fa un passo ed è un momento molto critico, ma non solo per l’Italia, per l’intero pianeta, è molto critico.
Io mi sono appuntato tre cose che le butto l’acqua dopo, tirerò il ballo Andrea Viozzi che è un giovane critico molto promettente. Grazie mille. la sua, ma anche gli altri ovviamente. Innanzitutto la mia generazione e la generazione di molti che sono in questa sala ha visto il passaggio di quello che era una società di stampo rurale ad una società di stampo industriale, post-industriale, fino ad arrivare ad oggi tecnologico avanzato. Per cui noi abbiamo avuto negli ultimi 50-60 anni un’accelerazione sconcertante a livello non solo italiano ma mondiale fino ad arrivare a una globalizzazione, ma è una globalizzazione dal punto di vista economico, cioè la finanza che stampa, globalizzando, non la civiltà. Noi occidentali siamo sempre lì.
Vogliamo sempre esportare la democrazia, la civiltà, tutte queste storie, ma sono cose queste che nascono dal popolo, nascono dal profondo, non puoi esportarle, sono cose che senti, che vivi eventualmente, ma non puoi esportare, com’è?
E’ esportare una dittatura, non ce la fai prima o poi, chi tecnicamente appartiene ad una realtà che non è quella, che si rivela oppure dice no,
che vanno bene certi modelli e via discorrendo. Logico, noi occidentali siamo livellati su modelli statunitensi, sappiamo benissimo che l’Italia è una nazione soprana, sappiamo benissimo che quello che si decide, si decide a Washington, adesso hanno delegato gli uomini i cammini a Bruxelles. Vi so che non arriviamo più dall’America, adesso la prima linea è la Turchia. Erdogan si può permettere di dire qualsiasi cosa e fare qualsiasi cosa, perché quella è la prima linea. Di là ci sono i nemici, ci sono i leoni, e di conseguenza noi siamo nelle retrovie, per cui siamo qui in Italia di tutta una situazione. Questo è legato strettamente al problema legato alla cultura, alla tradizione, all’identità, e via discorrendo. La globalizzazione ci sta privando di tutto questo, perché è l’inclusività dell’esclusività.
Io ho citato Proust nel mio pezzo, Proust diceva che il vero viaggio di scoperta non consiste nel trovare nuovi territori. Ma nel possedere altri occhi, vedere l’universo… gli occhi di un altro, di centinaia d’altri, di osservare il centinaio di universi che ciascuno di loro osserva, che ciascuno di loro è. Per cui il discorso si amplia molto. Cioè, dovrebbe essere un incontro di culture, la globalizzazione, un incontro di conoscenze, un incontro di sapere e invece si traffica con la Coca-Cola, si traffica con le armi, si traffica con i McDonald’s, si traffica con sta roba qua. In più cosa c’è? Oltre a questo passaggio al vocale velocissimo, si sta incuneando in tutta questa faccenda una cosiddetta intelligenza artificiale. Intelligenza artificiale che è un punto interrogativo non da poco. Intelligenza artificiale… Siamo partiti con gli smartphone e gli Iphone, a cui tutti guardano, molti anche qui in sala ci stanno guardando mentre uno parla, ti ritrovi seduto in pizzeria con gli amici, l’amico seduto al tuo posto a tavola e ci si messaggia a tavola l’uno con l’altro.
Allora, se la macchina, se la tecnologia è al servizio dell’uomo, è strumento, benissimo !, il pericolo è che la macchina diventi cultura. Allora, se la macchina ti aiuta a fare cultura, bene!, ma se la macchina diventa cultura, diventa la cultura della macchina, non più la cultura dell’uomo. E tanto è meno, io come Gian Ruggero… Io come Gian Ruggero Manzoni non mi sento di affidare ad una macchina la decisione se far partire diversi con un tasto nucleare o no c’è il problema in questo a vari livelli o ovvio che ho portato in tutto il limite, questa cosa tocca direttamente l’arte quello che è legato all’identità la tradizione di un storia rischia di essere spazzato via, poi rischiamo di spazzare via tantissime cose cioè mi ricordate cosa hanno fatto quelli dell’Isis ai buddha in Afghanistan io posso anche pensare che arrivi uno un certo giorno di qui a 20 30 anni non so quando che dice vabbè la cappella si ispira no va bene così gli ha una mano di bianco perché dio non va rappresentato, sono i più c’è neanche 13, monoteiste sia le prete, gli arabi, Dio non va rappresentato, sono noi cristiani,
solo noi crediamo in un Dio che si è umanizzato e questo è molto interessante tutto questo recente. Già da questo potrete pensare che penserete quello che io ho in mente, cioè non voglio fare il luttista della situazione di sfruggiamo tutte le macchine, ma siamo molto attenti a tutto questo, a parte che tramite le macchine che abbiamo siamo tutti, non avremo il microchip che voleva mettere Musk, il nuovo presidente degli Stati Uniti, non è Trump, è lui, non avremo il microchip ma l’abbiamo in tasti il microchip, io non ce l’ho, ma il phone e lo smartphone non ce l’ho, voglio rimanere ultimamente, io non brodo, non brodo, non brodo, non brodo. Questo è venuto con le lettere in numeri grandi, proprio come anziani, gli anziani, e sono molto legato a questo pronti perché l’ho ereditato da mia madre che giusto è morto un anno fa.
Ma sono felicissimo. Per quale motivo? E poi passiamo ad un altro argomento. L’altro giorno ero al bar, io vivo in un piccolo paese vicino a Lugo di Romagna, ero al bar, sono dentro di Lugo, prendo il caffè, arriva la marescialla dei carabinieri, abbiamo una donna, bravissima, a fare la marescialla dei carabinieri. Ora andiamo a faccenda, prendiamo il caffè assieme, messiamo il telefono, io apro il Broundy, la marescialla fa Ecco cosa! Lei dice… ma lo sai che lei ha un cellulare che usano solo i delinquenti, i criminali, perché, non è reperibile se non in un campo vastissimo, in base alla cella che prende, può rimbalzare su altre celle. Io sono stato felicissimo che la mia richiama abbia capito questo. Adesso mi consiglia di un delinquente, sono un artista per cui sono anche un delinquente, seguendo. le forme divine del caro Caravaggio. Consideratemi un altro delinquente, perché gli artisti devono essere anche un po’ delinquenti, devono rompere, sprigionare, fare, dire. Allora, intelligenza artificiale, la stiamo vivendo, la stiamo vivendo adesso, si sta decidendo delle sorti del domani e anche dell’arco. e salta il secondo invalore, il secondo argomento, la banana di Cattelan, la banana di Cattelan, allora forse questo uomo che è stato, diciamo, onorificato da una laurea d’onore a Trento, in quale facoltà?
No, perché Mimmo Paladino è stato il Dams a dargli una laurea d’onore a Bologna, sociologia, Cattelan gli ha dato una laurea in sociologia, cosa vuol dire? Vuol dire che è un furbo che ha capito benissimo i tempi che stiamo vivendo, oltretutto giocando sulla scarsità di memoria, perché Duchamp aveva messo il pisciatore … mio cugino, Piero Manzoni, ha scatolato la cacca. Ci mancava anche la banana attaccata al muro con lo scotch, pagata al seguito de dollari in pasta. Queste cose non esistono, non dovrebbero esistere, perché questo èi indicativo, Cioè è il business che sta facendo l’arte, non l’arte fa il business. E infatti non sono tanto i critici e i galleristi che fanno adesso il gioco, sono i grossi collezionisti.
Decidono che Cattelan deve partire e decollare, benissimo, investono su Cattelan. E quando tu hai cento grossi collezionisti, che poi sono sempre i cento, e poi c’è il cento, no? Più o meno che ci mandano il pianeta e dicono che Cattelan è da questo. comprare, è logico che ti compri la banana di catena. Io partecipai al suo tempo alla vendita del cubo invisibile di Gino De Dominicis. Gino riuscì a vendere il cubo invisibile. a De Dono di Foligno. Gino De Dominicis ha venduto quattro pezzi di scotch per terra, ha una bellezza di 155-156 milioni di lire, e gli ha voluti anticipare a Gino De Dominicis a De Dono un caro amico di Foligno. Io quando vedo la banana dico, ma questo dove sta? No,
più che altro dove stanno gli americani? hanno appoggiato questo tipo di discorso, ma lo conosco la storia dell’arte americana o non la conoscono? Cioè, lei intende un bel epigonismo a rotta di collo, sono epigoni questi, epigoni, o hai un senso o hai qualche cosa da dire ancora o stai zitto, non attacchi una banana.
Cioè, capisco, oltretutto mette e hanno messo il suo dito così di fronte alla borsa di Milano. O la gente dice, oh che provocazione, ma chi ha pagato quel dito in marmo? Quelli che sono dentro la borsa di Milano. Cioè la gente non capisce che il potere crea anche l’antipotere per stare al potere. Molto semplice. Io la se ne retto come il mondo, lo sapevano i romani, lo sapevano.
tutti che si inventavano una tribù nemica ostile no d’accordo ogni tanto si davano tre botte in testa ciò ma sono nostre tra domenici o star coesi questa è la linea colpiamo le carte non fare buone ricordate il buffone di corte degli americani e gli americani sono felicissimi di questo perché hanno.
sempre vissuto il complesso degli europei e quei pochi grandi artisti che hanno avuto erano europei erano andati negli stati uniti rosco portato in faccia tutta l’elenco ma giusto c’è lì che stai poi paolo ma paolo che questo genio poi paolo. chiediamocelo dopo a distanza di anni, chiediamocelo e cominciamo a fare un po di pulizia anche nei libri di storia.
dell’arte. All’ira il terzo argomento di cui ne parlavamo prima con Manera e con Viozzi. La carta. Cioè siamo noi che paghiamo i giornali? Chi compra i giornali? Il quotidiano chi lo compra? Lo paghiamo noi. Sono soldi dei contribuenti. Chi compra i libri? L’editoria ha finanziamenti pubblici. Altro momento, il passaggio. Si parte da dei mezzi e si sta approdando ad altri mezzi. Io non dico che con la tecnologia non si possono fare delle opere, ma stiamo molto attenti. a quello che c’è dietro alla tecnologia, ad esempio verso a Mari Komori, grande video artista giapponese, il padre è un pezzo grosso della Sony e di conseguenza ancora una volta.
siamo nel giro del grosso capitale dei soldi, se ne sta andando, dice si è andato, che so, no, no.
cosa succede? esistessero e finissero. Questo tipo di manifestazioni in cui tutti noi bene o male ci vediamo negli occhi e ci parliamo, cosa saremmo? Esseri che stanno di fronte a un monitor e si parlano di fronte a un monitor di arte, di esistenza, di filosofia, di vita, di religione. Non lo.
so, questo è il senso. L’unica cosa, non è stato qualche altro, di quello che aveva detto e ha detto Lyotard riguardo il postmoderno. Non esistono più le Parigi, le capitali dell’arte anche se si pensa che siano New York o Londra o Berlino. Come il postmoderno e come le teorie.
di Lyotard. L’unica cosa, non è stato qualche altro, di quello che aveva detto Lyotard. E’ là dove tu crei una Parigi, che si viene a formare una Parigi, cioè è l’incontro di artisti che creano, potrebbe essere, non so, la spiaggia di Franca Villamarca, si trovano 20 artisti, come gli impressionisti a suo tempo, ma è così che le cose devono procedere. Per cui là dove si trova della gente che parla ancora fra di sé, fra loro, d’arte, io ho una Parigi, per cui pescare adesso oggi è una piccola Parigi, di buono le ho tante, ho avuto meno questo.
Allora è un richiamo fortissimo che sto facendo a voi che agite a livello espressivo e anche a chi solo fruisce. A livello espressivo. espressivo a sua volta, perché anche un giudizio su un’opera d’arte e un altro diventa una dimensione artistica. Non finisce tutto lì. Il bello dell’arte continua e sono come scatole cinesi, si vanno sempre più ad aprire. L’apertura dell’arte è questa, la grandezza dell’arte.
è questa. Per cui sappiate che oggi stiamo coronando, non posso dire che sono anche un grosso assertore dei cenacoli, io ritornerò e tornerò in fuoco, magari ci vediamo, cioè non vuole fare i cucini della situazione, un buon bicchiere di vino e parliamo di cose interessanti. Io sono cenatorale e cataclista.
Bisogna ricominciare a dire messa sotto, perché sopra… non ti fanno dire Messa, cioè la tua Messa, non te la fanno dire sopra, bisogna andare sotto. Per cui bisogna penumare e ritornare all’A-B-C. Queste sono mostre in cui l’A-B-C viene fuori, perché si può partire benissimo da un’opera più o meno bella, interessante, fino ad arrivare.
anche allo scoperto di opere importanti. Ma in quale altra occasione? Oggi come oggi, voi che fate cose o voi che vedete cose, questo succede. Per cui in questo momento lo ripeto, e non esagero, capitemi bene, in questo momento Pescara oggi è una piccola Parigi, poi speriamo che lo sia anche domani e dopodomani.
E così legge, e così foggia, e così… in Modena e così via. La provincia è ancora una volta il sale della vita. Ricordatevi, non arrivano i giusti segnali per le capitali o da quelle che dicono che sono le capitali. Poi alla fine siamo noi il popolo della provincia, siamo noi quelli che dobbiamo dire sì o no. Ricordatevi lo stesso.