IL DICHIARATORE DI GUERRA COMMERCIALE

Trump dichiara guerra al mondo: “Dazi per tutti, e che l’età dell’oro abbia inizio”

Washington, Giardino delle Rose – Mentre il sole tramonta sulla credibilità del commercio globale, Donald Trump – in una scenografia degna di un musical patriottico a basso budget – ha annunciato il suo nuovo colpo di teatro: dazi a pioggia su praticamente ogni paese che osa vendere qualcosa agli Stati Uniti.

Con un entusiasmo da predicatore in preda a un’estasi nazionale-populista, Trump ha svelato la sua visione economica per il futuro: dazi al 10% per tutti, e poi “sberle commerciali calibrate” per quelli che lui definisce i 60 paesi “più cattivi” – una lista che sembra compilata tra una puntata di Fox News e una merenda a base di cheeseburger.

L’Europa? Tassata. La Cina? Punita. La Gran Bretagna? Tradita ma non troppo.

I nuovi balzelli prevedono:

  • Europa: 20%

  • Cina: 34%

  • Gran Bretagna: 10%

  • Israele: 17%

  • Brasile: 10%

“Li tasseremo la metà di quanto ci tassano loro”, ha dichiarato il presidente, ignorando con disinvoltura qualsiasi dato reale sulle tariffe esistenti. A quel punto, un consigliere ha tentato di intervenire con un foglio, prontamente trasformato da Trump in un aeroplanino lanciato verso i lavoratori dell’acciaio accorsi per l’occasione.

La retorica da reality show

“Questo è il giorno della liberazione,” ha urlato, “l’alba dell’età dell’oro americana!” Con bandiere ovunque, facce sudate del suo gabinetto in prima fila e applausi teleguidati, Trump ha spiegato che i dazi “genereranno miliardi di miliardi” – cifra scientificamente testata solo nei sogni di Paperon de’ Paperoni – per abbassare le tasse e cancellare il debito pubblico. Forse anche per costruire una nuova Trump Tower su Marte.

Ha poi coniato un nuovo slogan: “Make America Wealthy Again”, come se “Great” non bastasse più e servisse anche un bonus economico nel pacchetto. Tutto, ovviamente, riportando l’America First, l’America “solo”, e l’America “contro tutti”.

La vendetta delle auto

Nel frattempo, tra una minaccia e l’altra, ha annunciato anche dazi al 25% su tutte le auto importate. Se vuoi vendere a Detroit, costruisci a Detroit. Oppure, paga e piangi.

Conclusione: siamo tornati agli anni ‘30, ma senza jazz

Con questo discorso, Trump non solo ha lanciato una guerra commerciale globale, ma ha anche ribaltato mezzo secolo di diplomazia economica con la stessa delicatezza con cui un rinoceronte si muove in una cristalleria. Le conseguenze? Probabilmente una raffica di ritorsioni, inflazione, caos nei mercati… ma almeno, come ha detto lui, “ci hanno derubato per 50 anni. Ora basta”.

E mentre se ne andava tra le urla e le strette di mano, con lo sguardo fiero e l’aria soddisfatta di chi ha appena lanciato una bomba economica nel cortile di casa, il mondo si chiedeva:

“Sarà davvero l’età dell’oro? O un remake di Mad Max in versione commerciale?”