Si è conclusa l’inaugurazione della mostra dedicata a Roberto Del Rosso ospite della FondazionePescaraAbruzzo con intro musicale, davvero suggestiva, del Maestro Alessandro Cavallucci con brani alla chitarra dedicati a Roberto.
Il tutto presentata dalla moglie Emira De Acetis, dal Critico Prof. Andrea Viozzi e con il coinvolgimento dI Giancarlo Costanzo Presidente dell’Associazione P.A.E. e Tiziano Tiberi compagno di scuola di Roberto.
Presentazione Critica del Prof. Andrea Viozzi
Per aprire lo scrigno di un pittore, di una pittrice, di un’artista, di un illustratore, di un designer. È un pezzo di cuore che viene presentato al pubblico, è un cassetto che si apre e che viene messo a disposizione di chi ne usufruisce, di chi ne gode, di chi lo osserva. Questa splendida esposizione è stata pensata dalla famiglia per onorare la memoria di un grande padre, marito, professionista, illustratore, designer, ed è appunto la prima di una serie di tappe che la famiglia ha in mente per onorare la memoria del grande creativo che è stato Roberto del Rosso. Avrete modo fra poco di poter scendere dove è stata allestita la mostra e godere delle oltre 40 opere. Qualche settimana fa, parlando con la signora Emira, mi diceva: “Saranno una trentina”, ma io sapevo che non si sarebbe fermata a 30. Perché? Perché quando poi apri il cassetto dei ricordi, è normale che ogni frammento, ogni pezzettino, che sia un’illustrazione, che sia una diapositiva, che sia una fotografia, ti rimanda indietro nel tempo. E immagino la fatica che abbiano fatto lei e i suoi figli nel selezionare le opere, pensando se davvero quelle erano le opere che Roberto avrebbe voluto vedere oggi in mostra. Sicuramente sì. Roberto del Rosso è stato un uomo che fin da bambino ha avuto l’estro della creatività.

Emira De Acetis moglie di Roberto ed Il Maestro Alessandro Cavallucci
Fin da quando, appunto, maneggiava con il pongo piccolino accanto al capezzale del padre malato, e realizzava i suoi soldatini con il pongo, per poi intraprendere gli studi presso il celebre liceo artistico di Pescara. Fra l’altro c’è qui uno dei suoi insegnanti in sala, il professor Gammelli. Ci sono tanti suoi ex studenti, i suoi ex compagni di scuola oltre che amici, per poi iniziare due percorsi paralleli: uno nell’Istituto europeo di design di Roma e l’altro presso la facoltà di architettura di Pescara dell’Università di Chieti-Pescara, per poi, nel 2002, intraprendere una splendida iniziativa professionale insieme alla moglie. Questo l’ha portato a una scelta se iniziare un percorso professionale, ma ciò chiaramente per motivi di tempo, per motivi lavorativi, non gli ha permesso di concludere il ciclo universitario. Ma fin da giovane, fino all’età di 19 anni, i disegni che vedrete poi sotto, le illustrazioni che vedete sotto, raccolgono 7 anni delle attività di Roberto, dal 1983 al 1990, ed è un frammento della sua attività che ci mostra la sua grande capacità di utilizzare, tra l’altro, diverse tecniche artistiche dai pastelli.
Che permette a Roberto e a chiunque li sa maneggiare come lui di poter, in un certo qual senso, far vibrare il colore, proprio come facevano i grandi maestri dell’impressionismo, per esempio, la matita, il carboncino, gli acquerelli che, come voi ben sapete, è la tecnica tra le più difficili, se non la più difficile in assoluto, nel campo artistico. Perché l’acquerello non ti lascia tempo, devi lavorare velocemente perché altrimenti si asciuga e non puoi più tornare sull’opera. Tra l’altro, le tecniche dell’acquerello non sono una, ma ben 12 tecniche artistiche dell’acquerello che Roberto sapeva ben maneggiare, tecnica tra l’altro antichissima, l’acquerello di origine orientale, proprio come l’inchiostro a china che lui stesso utilizzava, fino ad arrivare agli strumenti un po’ più moderni come l’aerografo, utilizzato anche da grandi maestri come Murray e Salvatore Dalì, il pantone che gli permetteva di dare un effetto particolare del colore sulla grafica e poi la cartografia, soprattutto durante gli studi a Roma, nell’Istituto europeo del design. Quindi un grande creativo che ha sperimentato diverse tecniche e che ha avuto la possibilità di collaborare con grandi marchi realizzando per loro tantissime opere.
Dalla famiglia De Cecco, celebre famiglia abruzzese, alla Casucci Jeans, all’Energy Aprioni, celebre marca di abbigliamento di tradizione siromana, ma di origine abruzzese. Quindi è stato un uomo, un illustratore che si è messo a disposizione dei più grandi marchi del tempo partecipando, tra l’altro, a grandi fiere per i quali progettava e realizzava i loro stand a Firenze, a Palazzo Pitti, la casa della moda, oltre che della celebre collezione Palatina, a Firenze, a Parigi e nelle più grandi capitali europee, in Russia, nei più grandi centri del design russo e negli Stati Uniti. Quindi un uomo che è riuscito, in un certo qual senso, a dar prova della sua grande abilità e del suo grande estro creativo mettendosi a disposizione degli altri. La differenza fra un artista e un designer sta nel fatto che il designer, quando crea, lo fa principalmente per i suoi utenti. È vero che anche oggi i pittori spesso realizzano le loro opere per poterle vendere, ma soprattutto il designer, l’illustratore, quando crea sa già ha nella sua mente il fine di soddisfare pienamente il suo cliente. E Roberto ci è riuscito in maniera straordinaria. La nostra presenza questa sera e la notorietà di Roberto nel campo dell’illustrazione e del design lo dimostrano.
Vedevo prima meravigliosamente arpeggiare il maestro Cavallucci con quelle sue mani sulla chitarra, e allora pensavo seduto lì a Roberto che con la sua matita, col suo carboncino, quando ancora non c’erano i programmi che ci sono oggi di lavorazione del design, riusciva a creare dei capi straordinari e li vedrete in mostra. Dei meravigliosi capi che lui vede, osserva da fotografie delle grandi case di moda e che poi illustra in maniera sapiente, con una grande espressività, con grande classe. La cosa che mi ha colpito, guardando le illustrazioni, i disegni che la moglie mi ha inviato, è l’eleganza con la quale sapeva realizzare e vestire i suoi modelli, che riproponeva nelle sue illustrazioni.
Così come la grande capacità e il forte legame che si evince con la sua famiglia, guardando non solo il giovane ritratto con la moglie quand’erano giovanissimi, lui un po’ ridava a Battisti. Adesso che ho ascoltato il maestro Cavallucci, con questi riccioloni, c’è uno splendido disegno che lo riproduce giovanissimo, accanto alla moglie ma anche con la mamma. Che viene rappresentata la mamma Luana, che viene rappresentata come se fosse una diva cinematografica degli anni ’50, prendendo spunto magari da qualche foto che aveva in casa e che poi l’ha portato a rielaborare col suo estro, con la sua creatività, l’immagine della cara mamma e poi del nonno Orfeo che vedrete in mostra. Guardando l’illustrazione in cui propone il nonno Orfeo che gioiosamente si apre una Brin radre, ecco che mi è venuto in mente Andy Warhol. E infatti poi confrontandomi con la signora Emira mi diceva che era un grande appassionato della Pop Art e di colui che insieme a Duchamp, in un certo qual senso, sono stati i due grandi maestri che nel secolo scorso hanno aperto le porte. Warhol, soprattutto, ha spalancato poi le porte a quella che è la grafica pubblicitaria e l’illustrazione. E infatti mi diceva la signora come Roberto amava Andy Warhol. E c’è anche una sua foto che lo ritrae in un museo, in una mostra di Andy Warhol con le opere di Andy Warhol sullo sfondo. E pensavo, come soprattutto?
Con Andy Warhol, oltre che la passione per la grafica pubblicitaria, oltre per la grande eleganza nel segno, c’è anche un altro aspetto che secondo me li accomuna. Andy Warhol era un grande, attento osservatore dei rapporti umani, dei rapporti sociali. Ecco, credo che la vostra presenza questa sera, voi che lo conoscete molto meglio di me, potete testimoniarlo soprattutto alla famiglia di quanto Roberto ci tenesse ai rapporti umani. E sono certo che adesso che ci guarda, e che è qui insieme con noi, sicuramente starà sorridendo.
E stanno facendo i complimenti alla moglie, ai figli per questa splendida esposizione, perché abbiamo reso omaggio a un grande creativo, a un grande illustratore, a un grande uomo. Con passione, con grande energia e lo si vede nel segno soprattutto del carboncino e dei pastelli che utilizza con grande passione in tutto quello che faceva. Riusciva a rendere delle opere particolari e straordinariamente belle ed eleganti, dove in alcune noterete anche un rimando alla sua passione per l’architettura che chiaramente non è riuscito a completare gli studi.
Ma c’è una bella opera che ritrae un modello di priori appoggiato su una splendida balaustra di un palazzo tardo ottocentesco, con delle volute e delle decorazioni davvero straordinarie, che ci fanno capire il legame che comunque lui manteneva con l’architettura. Quindi davvero mi complimento con la moglie nuovamente e con la Fondazione Pescara Abruzzo, perché tutti quanti voi presenti, perché si è reso omaggio a un grande artista.
Un grande professionista è un uomo che in maniera del tutto autodidatta, in gran parte è riuscito davvero a creare dei lavori straordinariamente belli e ricchi di grande passione, com’era Roberto. Grazie.
